Sticiàt


In vista di una continua ricerca nella realizzazione sociale e materiale, l’uomo moderno ha principalmente dedicato la propria energia all’accumulo di ricchezza materiale. Oggigiorno, con il decrescere del valore monetario dei beni, a causa della crisi economica, la gente scopre che tutto ciò che ha trascurato nel tempo, ovvero ciò che non è facilmente monetizzabile, è l’unica cosa che rimane e che si intravede quindi al di là della crisi; trascurata ma resistente. Si sta parlando dei sentimenti, delle emozioni; e una delle cose che ci possono arricchire di tutto ciò, è proprio l’arte. La nostra regione è una realtà nella quale si è data tanta importanza al lavoro e così mentre la produzione industriale imperava, quella artistica non coincideva più con le esigenze diventando non capita. Ma l’arte c’è, come già accennato resiste, e ora che le vicissitudini isolano e disorientano le persone, l’arte friulana torna in soccorso proprio da chi l’ha allontanata; diviene una vera boccata d’aria. 
Proprio adesso, che invece è l’economia, l’industria a soffocare, l’arte si presenta come una comunicazione che mette in contatto le persone, scatenando emozioni, sorprese, curiosità. Forse la gente non è più abituata alla poesia, ma con questi lavori artistici essa si può sentire per un attimo sollevata, alleggerita, accolta. Con questi lavori artistici, infatti, il visitatore non sarà messo a disagio ma coinvolto in un percorso di novità e eventi a ricordare che l’alternativa c’è sempre, e sempre è l’opportunità per rialzarsi e forse sperare.
Negli anni passati, la scena artistica friulana si è mantenuta meno viva che in altre realtà e difficile è stata proporla, con il mio progetto intendo reintrodurre in modo evidente la mia arte, la fotografia, proprio nella scena tipica friulana: il fogolar. Il motivo è che si tratta di un contesto riconducibile al passato della regione e così di ciascuno dei fruitori del lavoro; riconoscendolo, il fruitore si sentirà a proprio agio ma vivrà contemporaneamente un nuovo allestimento di mia invenzione che sarà composto da fotografia. Per il significato che l’ossigeno è vitale e così dà il nome alla mostra, io concentro il mio lavoro proprio nel fuoco del focolare che ha vita con l’ossigeno. Esso sarà sagomato con fotografie e fotografie saranno nelle pareti. Invitando in questo modo il fruitore del lavoro a capire che l’arte, la poesia sono ovunque, allora la mia fotografia e le mie pellicole negative, usciranno come se fossero state nascoste (ma tuttavia vive), dai mobili della cucina affianco, dal rubinetto, dalle finestre... Questa esplosione è proprio un accogliere e coinvolgere il visitatore, azione manifestata da stampe fotografiche che come fumo escono dal “fuoco” e dal camino e si prolungheranno nel resto della stanza per la lunghezza di svariati metri. Al suolo, alle pareti, alla finestra. Sticeboris, insomma. 



  • 2009
  • Altezza 10cm x lunghezze varie di metri (a seconda di quanto mi è permesso invadere la stanza), su carta fotografica, rappresentanti scene quotidiane. Le foto alle pareti, almeno due per parete, 70x45cm circa, su materiali riconducibili all’arredo domestico come tela e carta da parati, rappresentanti scene domestiche rielaborate (pezzi da “dubbi visivi”). Il resto della scenografia (ovvero arredi dell’angolo del fogolar): foto rielaborate e pellicole negative di varie misure. Negativi, oggetti domestici, scatole per alimenti.