FONDAMENTA DEL VUOTO

Il mio progetto per il periodo trascorso agli atelier della Bevilacqua La Masa (2012) proponeva una rielaborazione pittorica, sul supporto della fotografia, dei paesaggi veneziani celebrati dai pittori del passato. Svolgendo una ricerca degli scorci da riprendere e i panorami tradizionali di Venezia, mi sono reso conto che col trascorrere del tempo e l’abitudine, diventavo meno sensibile e attento alle bellezze della città. Quando ho cominciato a realizzare alcune vedute, traevo qualcosa di poco vicino alla realtà e il risultato ha suscitato il mio interesse: mi impegnavo a essere veritiero e ottenevo delle scene vaghe. 

Nulla può diventare così insignificante come ciò che si vede e si respira tutto il giorno, ogni giorno della settimana. Ciò che ho compiuto è stato passare molto tempo a Venezia fino ad esserne indifferente, quasi non ricavarne delle emozioni, notarne i dettagli. Arrivato a quel punto, ho iniziato a dipingerla.

In alcune parti delle immagini da me ottenute si intravede qualche passante, un po’ di cielo, delle imbarcazioni, ma sostanzialmente acqua ed edifici; non è che non rappresenti il soggetto da me scelto, ma lo sto riducendo a un qualcosa di indefinito, instabile: avevo trovato il niente e lo volevo dipingere. Ottenere il nulla facendosi investire dal reale.

Ho pensato di provocarlo, il nulla, mettendomi nelle condizioni di non poter evitare di vedere e vivere Venezia. Ho passato l’intero anno come pendolare obbligandomi ogni giorno ad attraversare la città compiendo lo stesso tragitto, passando così dal primo periodo durante il quale ogni passeggiata era una scoperta fino a non accorgermi neppure di ciò che attira i turisti. Non era un modo per fare una conoscenza più profonda della città o comprenderla, era un modo di farla a frammenti. Ogni giro per la città, mi faceva perdere sempre più la sorpresa tipica del visitatore spingendomi più vicino a una sorta di imperturbabilità. E’ stato un lavoro ostinato contro tutto ciò che potesse suscitarmi novità o potesse accendere la mia attenzione e, infine, non trovare alcun significato in ciò che era proposto alla vista.

Ho vissuto un’esperienza di graduale caduta e perdita del reale, che immaginavo come l’attimo di attesa quando da ciò che è stato si passa a ciò che sarà. Una passegiata per Venezia ha un forte sentore di vaghezza, fumosità per la sua quiete che fa apparire sospesi nel tempo. Ciò che vi vedevo, l’ho alleggerito da qualsiasi parvenza di valore e interesse quasi da farlo “svaporare”. Ho trascorso più tempo in giro per Venezia che a dipingere: camminarla o dipingerla, forse stavo facendo la stessa cosa.

Un giorno ho preso il treno, sono sceso a Venezia, cominciai ad attraversare i soliti ponti e quel che notai e vidi fu nulla.


Le due immagini qui proposte hanno origine dalla stessa fotografia.